«Sei sciacallo, mangusta, giraffa... Il mio metodo per affrontare i conflitti»

13 October 2017

«La vulnerabilità è più alto livello di amore per se stessi. È il coraggio di mostrarsi al mondo senza paura. Chi crede in se stesso non ha timore di mostrare chi sia veramente». Luise Evans, inglese di Cambridge trapiantata in Italia da oltre trenta anni, parla al pubblico prevalentemente femminile di PWN (Professional Women’s Network Milan). Ci sono manager e coach per cogliere l’essenza di un programma che verte sui comportamenti. Quello che Evans chiama «metodo» è di fatto uno show. Lei si muove con l’abilità di una donna abituata alla scena e a tenere alta l’attenzione di un pubblico aperto alla compartecipazione.

Leggi l'articolo a firma di Lorenza Cerbini

 

Alle spalle cinque sedie con pettorine colorate: rosso, giallo, verde, azzurro e viola. Ad ogni sedia è collegato un animale con caratteristiche comportamentali precise: sciacallo (attacco), porcospino (dubbi su se stesso), mangusta (attendismo), delfino (percezione) e giraffa (connessione). Sono sette anni che Evans porta per il mondo il suo metodo, che ha chiamato delle 5Chairs (5 Sedie). L’aggressività dello sciacallo si confronta con la visione globale (dall’alto) della giraffa. Lavora con metafore difficilmente dimenticabili per incidere su comportamenti che necessitano di essere cambiati. «Un modello valido per l’individuo e per le aziende», dice lei. «Anni fa, negli Usa, ho fatto un corso di comunicazione non violenta. Mi ha cambiato la vita. E quel metodo ho deciso di portarlo nel mondo del lavoro», spiega Evans, globetrotter con 70 Paesi sul passaporto, curiosa sempre di catturarne la diversità culturale.

«I conflitti interni ai dipartimenti di un’azienda sono spesso di tipo generazionale e culturale. È importante capire i partner provenienti da situazioni diverse. Chiediamoci in quale sedia siamo seduti, e cerchiamo di regolare il nostro comportamento. Se ci riconosciamo sciacalli, è necessario abbassare il livello della nostra minaccia. In Italia, persiste un senso marcato della gerarchia. Sulle piccole aziende la leadership ha un impatto importante e non è facile gestire i rapporti tra generazioni. Gli italiani però sono persone ricettive, in contatto con i propri sentimenti e aperte all’esplorazione». Quale comportamento è più importante di altri? «L’attesa è importante. Crea lo stato d’animo necessario per esprimersi in maniera matura nel mondo. Significa ascoltare se stessi, il proprio staff e l’organizzazione. Conduce a scelte consapevoli, permette di mantenere la curiosità di fronte alle sfide. Senza “wait”, non ci sono né “detect” né “connect”. Tra le mie esperienze, ho lavorato con Honeywell, multinazionale americana. C’erano problemi tra reparti. Agendo sui comportamenti, si sono abbassate le reazioni difensive. E per ottenere risultati produttivi, spesso è necessario iniziare a lavorare dal top management».

E i conflitti di genere? «Le donne stanno facendo sentire la loro voce. Gli uomini sono in evidente difficoltà. Le tensioni sono preoccupanti. Eppure dentro di noi lavorano due archetipi, femminile e maschile e dovremmo cercare di farli equilibrare. Nella sedia del “connect”, quella della giraffa, l’animale con il cuore di grande dimensione, sta l’empatia. Le donne sono leader eccezionali e lo stanno dimostrando, per il loro innato livello di empatia, per sapersi prendere cura delle situazioni. La sedia del “detect” è più maschile. La guida è più assertiva». Per Evans, un ruolo importante lo ha il riconoscimento. «Idee e azioni spesso non vengono riconosciute e questo è devastante a livello psicologico perché subentra una sensazione di futilità. Nel perdurare, giorno dopo giorno, la vita diventa difficile e si finisce con l’ammalarsi. Non bisogna aver paura nel dare valore alle persone. Il riconoscimento è essenziale al successo di ogni organizzazione».

 

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